Programma:
Massimo Carrieri, pianista, compositore e arrangiatore di formazione classica e jazzistica, originario di Martina Franca, milanese d’adozione. Tra i suoi maestri si annoverano: Giancarlo Parodi, Antonio Zambrini, Umberto Petrin, Marco Tutino, Pino Jodice, Luis Bacalov. Un temperamento artistico alimentato da un percorso alquanto eterogeneo: il diploma in Organo e Composizione Organistica, in Pianoforte Jazz, in Composizione e Arrangiamento Jazz, tutti conseguiti al Conservatorio “G.Verdi“ di Milano. A questi si aggiungono il perfezionamento in musica per film all’Accademia Chigiana di Siena con Luis Bacalov e presso il Berklee College di Boston.
Varie le esperienze e collaborazioni avvicendate negli anni, dal teatro al pop, dal musical alla tv, la personale attrazione per le “musiche del mondo”, le immagini, i viaggi. Tutti elementi questi che hanno contraddistinto la sua idea di fare musica, un pensiero che diverge da ogni forma di classificazione e che non lo delimitano in un particolare genere, cogliendo ispirazione da materie ed argomenti spesso extra-musicali o propriamente autobiografiche.
Fin da subito la sua attività professionale si sviluppa sia come strumentista che come eclettico compositore ed arrangiatore, tra orchestre sinfoniche (“I Pomeriggi Musicali” e “G. Cantelli” di Milano, l’Orchestra Internazionale d’Italia), big band (Verdi Jazz Orchestra, Salerno Jazz Orchestra), programmi Rai, musica di scena per spettacoli teatrali, studi di registrazione, e figure di rilievo internazionale. Tra queste: Antonella Ruggiero, Chiara Civello, Fabrizio Bosso, Nicola Conte, Lica Cecato (Brasile), Marco Tamburini, Gianluigi Trovesi, Giovanni Falzone, Charles Hayward (UK), Roberta Mameli, Cristina Zavalloni, Serena Fortebraccio, Chris Marianetti (Found Sound Nation, NY), Land Observation (UK), Massimiliano Pitocco e gli “Aire de Tango”, Nico Morelli, Achille Succi, Vertere String Quartet, gli australiani Phil Rex e Sam Bates, Luca Dirisio, gli attori Maurizio Crozza, Gioele Dix,Giacomo Poretti, lo scrittore Donato Carrisi. Suoi lavori orchestrali hanno visto la direzione di Alessandro Ferrari, Ermir Krantja, Alberto Veronesi.
Nel 2007 pubblica “Seven”, album d’esordio che lo presenta al pubblico nella veste di composer/performer. Registrato in completa solitudine in un monastero tra le campagne del Salento, Seven segna l’inizio di un nuovo percorso artistico, strettamente personale. Sette composizioni per pianoforte che lo porteranno nell’aprile del 2009 a New York, con un concerto presso la “Renee Weiler” Concert Hall, a cui farà seguito un tour in Australia, esibendosi anche nella prestigiosa sala del BMW Edge a Melbourne e nello storico jazz club Bennetts Lane.
Nell’estetica giapponese il termine Yugen, traducibile letteralmente come “leggermente scuro”, descrive il fascino delle cose in penombra delle quali non si riesce a conoscere del tutto i limiti e i particolari, e, in senso più ampio, si usa per indicare ciò che, essendo oscuro, è insondabile, misterioso e imperscrutabile. È lo stato d'animo prodotto dal fascino inspiegabile delle cose, il sentire un universo “altro”, colmo di misteriosa unità.
DUE di DUO è il coronamento di un intenso legame musicale e personale. Caterina Roberti e Salvatore Sclafani si incontrano nel 2013 al Conservatoire Royal de Bruxelles. Personalità dai molteplici interessi, l’intesa tra i due è immediata e li spinge a un’intensa collaborazione. Il duo è invitato a esibirsi in diversi contesti, quali il Festival Musiq3, il Festival Musicorum e il MIM. Desideroso di condividere la loro curiosità con il pubblico, il repertorio del duo si concentra sulla musica del XX secolo e sulla riscoperta di opere raramente eseguite. Il loro primo CD, Airs Galants: Renaissance & Baroque-inspired music for piano 4-hands (Da Vinci Classics) include la prima mondiale della trascrizione per pianoforte a quattro mani delle Airs de Ballet da Les Indes Galantes di J.-P. Rameau ed è stato presentato su Musiq3-RTBF, Rai Radio 3 e Radio France.
Con Pianoïd, Edouard Ferlet torna dove meno ce lo si aspetta con un album che si avventura alle frontiere dell'elettronica, della musica contemporanea e dell'ambient. Se Bach è stato spesso il terreno di gioco preferito del pianista, ora ha fatto un passo da gigante attraverso i secoli per mettersi sotto l'egida di Philip Glass e Brian Eno. Edouard Ferlet, utilizzando un sistema interattivo ed elettroacustico, ci accompagna in un viaggio musicale tecnologico. Un'esplorazione dello strumento orchestrale per eccellenza, dove ci regala paesaggi sonori ricchi, onirici e profondamente originali.